Per quanto riguarda il tema dell’ammissione ai sacramenti riportiamo il pensiero della Chiesa con le parole di Papa Francesco nell’Udienza concessa al mondo della disabilità nel giugno 2016:
“Nel cammino di inclusione delle persone disabili occupa naturalmente un posto decisivo la loro ammissione ai sacramenti. Se riconosciamo la peculiarità e la bellezza della loro esperienza di Cristo e della Chiesa, dobbiamo di conseguenza affermare con chiarezza che esse sono chiamate alla pienezza della vita sacramentale, anche in presenza di gravi disfunzioni psichiche. È triste constatare che in alcuni casi rimangono dubbi, resistenze e perfino rifiuti.
Spesso si giustifica il rifiuto dicendo: “tanto non capisce”, oppure: “non ne ha bisogno”. In realtà, con tale atteggiamento, si mostra di non aver compreso veramente il senso dei sacramenti stessi, e di fatto si nega alle persone disabili l’esercizio della loro figliolanza divina e la piena partecipazione alla comunità ecclesiale. Il sacramento è un dono e la liturgia è vita: prima ancora di essere capita razionalmente, essa chiede di essere vissuta nella specificità dell’esperienza personale ed ecclesiale. In tal senso, la comunità cristiana è chiamata ad operare affinché ogni battezzato possa fare esperienza di Cristo nei sacramenti.
Pertanto, sia viva preoccupazione della comunità fare in modo che le persone disabili possano sperimentare che Dio è nostro Padre e ci ama, che predilige i poveri e i piccoli attraverso i semplici e quotidiani gesti d’amore di cui sono destinatari. Come afferma il Direttorio Generale per la Catechesi: «L’amore del Padre verso questi figli più deboli e la continua presenza di Gesù con il suo Spirito danno fiducia che ogni persona, per quanto limitata, è capace di crescere in santità» (n. 189)”.
Una cosa importante, qualora già non avvenga, è rivolgere alla famiglia l’invito a partecipare alla Celebrazione eucaristica domenicale dove tutti i membri di una comunità fanno reale esperienza di sentirsi un unico corpo, figli di un solo Dio, compresi i ragazzi con disabilità.
Occorre aiutare i genitori a vincere possibili titubanze legate al fatto che il ragazzo non sia pronto, possa disturbare, sia visto con occhi “strani”. Ed è necessario educare tutta l’assemblea a diventare grembo che, come una madre, accoglie tutti i propri figli. Non è facile quest’aspetto. Si gioca spesso su piccoli dettagli che non è bene trascurare (il posto in chiesa, …).
Forse anche l’assemblea eucaristica va aiutata, con pazienza ed insistenza, a comprendere che tutti hanno diritto di sedersi alla mensa del Signore.